Il metodo Le Fate della Nanna

Se, come tantissimi altri genitori, anche voi siete alla ricerca della soluzione ai problemi del sonno del vostro bambino, saprete sicuramente che esistono molte autorevoli teorie a riguardo: si va dal co-sleeping (letteralmente “dormire insieme“), che sottolinea il bisogno affettivo del bambino di dormire nello stesso letto del genitore, alla celebre teoria del “fate la nanna“ di Estivill che suggerisce di non intervenire quando il bambino si risveglia alla notte e di lasciarlo piangere da solo nella stanza per periodi sempre più lunghi… Tra i due estremi, per quanto mi riguarda, per i primi anni della mia carriera ho scelto di seguire l’altrettanto celebre metodo della Puericultrice americana Tracy Hogg, Convinta sostenitrice dell’importanza dell’autonomia dei bambini ma, nello stesso tempo, anche della necessaria funzione consolatoria dei genitori rispetto ai loro momenti di difficoltà: è giusto e importante che i bambini imparino da addormentarsi da soli nel proprio letto, ma per raggiungere questo risultato non è necessario abbandonare a loro stessi!

Da ormai 15 anni mi occupo di aiutare i bambini e di conseguenza loro genitori a ritrovare il “sonno perduto“ ho letto, studiato direi, decine di libri italiani e non solo sul sonno infantile. Da Brazelton, Estivill, Gonzáles, Oliviero bruni, Tracy Hogg, Mc Kenna e potrei citarne a decine! Ogni volta che terminava ogni singolo libro mi dicevo: “beh però… Ha ragione…”!

Poi iniziamo e finiamo un altro libro con una filosofia completamente opposta e, immancabilmente, chiudevo il libro dicendo: “però… Anche questa ha ragione…“

Ognuno prendeva la propria filosofia come verità assoluta, mandandomi sempre più in confusione e qual era la strada giusta… Allora mi sono confrontata con pediatri e psicologi, ho cominciato a cercare ogni articolo presente su Pubmed e Pediatrics O qualunque portale ci fosse scritta la qualunque sul sonno, Tutte le ricerche scientifiche sul sonno, i pro e i contro dei training per insegnare a dormire, consultato trattati di psicopedagogia, ecc ecc.
Ho trovato tutto e il contrario di tutto! Sicuramente ho capito tantissime cose, come ad esempio che il neonato ha assolutamente bisogno nei primi mesi di vita del contatto e non possiamo pretendere di staccare un bambino e insegnargli a dormire sin da la nascita, ma è un processo che va iniziato al momento giusto e ha bisogno di tempo e pazienza…

Ogni situazione è completamente diversa. Una famiglia è costituita da più elementi e ognuno di loro ha dei bisogni e delle esigenze diverse e vanno tutti ascoltati, compresi, accolti e aiutati. La parola metodo è una parola che non amo usare perché da’ subito l’idea di una cosa razionale e riduce la mamma ad eseguire dei comandi scritti in un libro o suggeriti da qualcuno, ma comporta il rischio di chiudere il canale di comunicazione con il bambino, vietandosi di ascoltare i bisogni del proprio cucciolo e soprattutto i propri!

I metodi non tengono conto dell’empatia e spesso sono processi che ruotano attorno al distacco, poco contatto, e poca rassicurazione sul pianto, andando così ad influire negativamente sull’attaccamento mamma/bambino.

Per cui, come avrete capito io non seguo un metodo ben preciso e standardizzato, non sono per le “istruzioni pronte all’uso“, per me è fondamentale la conoscenza, e insieme alla famiglia scegliere un piano di azioni che vada bene in funzione dello stile genitoriale di quei genitori e del temperamento di quel bambino.

Ecco di cosa si tratta:

Partiamo dal presupposto che il sonno del bambino, esattamente come quello degli adulti, non è uno stato uniforme ma un’alternanza di fasi di sonno più e meno profondo. Nel passaggio da una fase all’altra si verificano sempre dei micro risvegli, essi sono fisiologici, ma alcuni bambini di avvertono appena e si riaddormentano automaticamente, altri invece si svegliano improvvisamente in preda ad urla e pianti disperati.

Perché succede? Intanto state tranquilli, non si tratta né di bambini disturbarti né di bambini “difficili“: molto probabilmente si tratta solo di bambini spaventati perché sono stati abituati ad addormentarsi in determinate condizioni e, al loro risveglio, si trovano improvvisamente in una situazione completamente diversa che non riconoscono… Come reagireste voi se nel cuore della notte vi cambiassero la stanza oppure addirittura il letto? Questo significa, che se li avete abituati ad addormentarsi in braccio, sul passeggino, con il ciuccio o in qualsiasi altro modo bizzarro, al loro risveglio saranno presi dal panico e per riaddormentarsi pretenderanno dire avere le stesse condizioni. E giustamente!

Una buona notizia però c’è: queste cattive abitudini, esattamente come sono state apprese dal bambino possono essere pian piano rimosse e insegnato un addormentamento autonomo, in questo modo il bambino ma mano imparerà a riaddormentarsi da solo senza che per forza qualcuno debba intervenire dall’esterno.

Ecco, in particolare, cosa prevede il mio intervento come consulente del sonno:

🌟 un’analisi approfondita della storia del bambino, indispensabile per capire il suo temperamento e l’origine dei suoi disturbi.

🌟 individuare tutti i comportamenti errati che non permettono un sonno sano e ristoratore.

🌟 la costruzione di un nuovo rituale della buona notte da poter applicare.

🌟 trovare insieme ai genitori il “loro metodo“ affinché siano tranquilli e sereni al momento del training perché saranno loro stessi a decidere ciò che è “nelle loro corde“ e si sentiranno di fare.Regnerà sovrana la volontà dei genitori.

🌟Il sostegno la guida nella fase di rettifica delle cattive abitudini grazie la quale il bambino dimenticherà tutto ciò che aveva associato al sonno e imparerà ad addormentarsi piano piano in maniera sempre più autonoma, naturalmente in funzione dell’età.