Chi Sono

Mi chiamo Rondine De Luca e sono nata a Castiglion Fiorentino (AR) il primo giorno di primavera del 1972.

In oltre 15 anni ho aiutato ormai migliaia di famiglie in Italia e all’estero a ritrovare il sonno sereno attraverso il mio metodo che amo chiamare  “Non Metodo delle fate della Nanna”. Diverse testate hanno notato il mio lavoro: Il Giornale, Io e il Mio Bambino, Nostro Figlio e anche alcuni volti noti.

Sono una puericultrice, mi sono appassionata al sonno dei bambini e specializzata sulla risoluzione dei problemi del sonno pediatrico frequentando Accademie ed ottenendo certificazioni internazionali, seppur ad oggi insieme ad un poule di professionisti tra cui osteopati , pedagogisti, psicologi, nutrizionisti, sto creando un mio percorso che tenga maggiormente conto della psicologia dello sviluppo e della fisiologia del bambino.


Perché fai questo lavoro?

A questo interrogativo, fino a qualche anno fa, facevo fatica a rispondere. Non solo, mi infastidiva, dal momento che la domanda veniva subito completata da un …“ tu che figli non ne hai?.” Non sapevo mai cosa rispondere, ero cosciente del fatto che da fuori tutto sembrasse unenorme contraddizione, ma io sentivo solo che stavo facendo la cosa giusta. Lunica spiegazione che riuscivo a darmi era che volevo aiutare le mamme, ma il perché non mi era chiaro e non mi è stato chiaro per molto tempo.

Sono sempre stata un pò ribelle e molto indipendente. Ho la tendenza ad andare dritta per la mia strada finché non raggiungo gli obiettivi che mi sono prefissata, senza esitare un secondo. Questo atteggiamento mi ha trasformata nella persona che sono oggi, ma il percorso per arrivare fin qui è stato lungo e pieno di imprevisti. Ci sono voluti anni di profondo e faticosissimo lavoro su me stessa per arrivare ad una conclusione ben diversa, per certi versi sorprendente: quello che davvero volevo — e che ho sempre voluto — è aiutare i bambini ad avere mamme più consapevoli.

Oggi che ho capito perché faccio questo lavoro, ho ancora più consapevolezza dei motivi per cui quella domanda allepoca mi disturbasse così tanto. Daltronde non potrebbe essere diversamente visto che a complicare le cose cera anche la sorpresa per il tipo di lavoro che facevo!

Questo lavoro oggi ha un nome – sleep coaching – ma quando ho iniziato io, più di tredici  anni fa, almeno in Italia non esisteva, ma c’è di più. Questo lavoro che mi ha portato ad aiutare tante donne, compresa me stessa, ha rappresentato per me un percorso personale che si è evoluto nel tempo e, per questo motivo, nei primi anni di attività non trovavo le giuste parole per esprimere quello che alla fine oggi so che sentivo già come uno scopo: aiutare i bambini ad avere genitori più consapevoli, sereni e riposati, perché ogni bambino ha diritto ad una mamma e ad un papà felici. Ha il sacro- santo diritto di vivere in un ambiente sereno!

Tornando indietro alla mia infanzia, per esempio, io stessa ero convinta di non averla vissuta nel migliore dei modi, anzi. Il rap- porto con la mia mamma è sempre stato diciamo un pocomplica- to, ogni mamma che ho visto, con cui ho parlato , era come se mi aiutasse a trovare un minuscolo pezzettino di puzzle per comporre e comprendere la mia storia. Quando le mamme mi ringraziano per averle aiutate io rispondo sempre: Sono io che devo ringraziare te, prima di tutto per avermi dato fiducia, per avermi fatto entrare nella tua sfera intima familiare, per avermi fatto vedere un ennesimo modo di essere una brava mamma, ma soprattutto perché il confronto con te mi aiuta a capire mia madre e il nostro rapporto”.

Ho iniziato casualmente questo lavoro aiutando una vecchia amica che aveva problemi con il sonno del suo bimbo è da li’ Iniziai a confrontarmi con tanti pediatri, interrogandoli se il mancato sonno del bambino poteva essere un problema. Tutti mi rispondevano in maniera sistematica: “è IL Problema”!!! Andavo avanti in questa attività e nel durante approfondivo scientificamente tutti i meccanismi legati allapprendimento dei nascituri. Basi di psicologia e di pedagogia le avevo già grazie alle Scuole Magistrali che avevo intrapreso da ragazza, ma sentivo la necessità di andare più in profondità delle cose. Capire il tema del- linconscio, della sintonizzazione che si verifica tra il cervello della madre e quello del figlio, del legame fisico e quindi anche della vicinanza simbiotica che deve esserci tra madre e figlio almeno nei primi mesi. Basi scientifiche, tanta esperienza sul campo, varie Accademie seguite,  sono stata in giro per il mondo per capire come lavorano altre colleghe, oggi sto studiando per diventare una puericultrice e, soprattutto, con il tempo ho affinato un mio metodo, che è la risultante di un insieme di altri metodi, anche distanti filosoficamente tra loro. Uno degli errori più frequenti che vedo in tanti professionisti eche ognuno si fossilizza nella sua filosofia, la prende come un credo, un dogma imprescindibile, una verità assoluta e non accetta altri punti di vista. La sinergia di più approcci, filosofie, ricerche scientifiche, anche contrastanti tra loro (tutte dicono tutto e il con- trario di tutto), hanno fatto sì che io mettessi a punto un mio me- todo, prevalentemente basato sulla libertà di espressione della ma- dre e del padre in funzione del loro stile genitoriale, ma soprattutto un approccio che non vada ad intaccare e ad inficiare la relazione di attaccamento mamma/figlio.

Oggi sono una donna felice, amo ciò che faccio, perché lo faccio con tutta la mia passione. Mi concentro sulle madri, perché se stanno bene loro, stanno bene anche i loro figli. Se una madre è meno stanca, se una coppia di genitori è meno stanca, avrà e avranno la possibilità di trasferire in maniera più consapevole il loro amore. Un amore mirato a responsabilizzare i figli, senza però farli sentire abbandonati.

Quando oggi mi dicono o mi scrivono mi hai reso una madre migliore” è la cosa più straordinaria che possa accadere. Oggi ripenso a mia madre come a quella giovanissima donna che non aveva avuto la fortuna di trovare nessuno che laiutasse ad essere una mamma più consapevole.

Ripenso a me, che alletà di tre anni avevo già deciso che non avrei voluto figli, che non avrei voluto un marito e che avrei inve- ce voluto, come tanti bambini sognano, fare qualcosa da grande che fosse daiuto alle persone! Ebbene mi ritrovo oggi ad essere una donna gratificata per ciò che sono riuscita a dimostrare anche a me stessa. Da quella timida e introversa ragazzina di oramai tanti anni fa, oggi sono una per- sona che ha la consapevolezza di sapere chi è. E di tutto ciò devo ringraziare le tante donne che ho aiutato, perché nel dare ho rice- vuto tanto. Scoprire il mio perché e realizzare il mio sogno mi ha permesso di accendere ancora di più la passione per ciò che fac- cio. Mi sento ispirata quando lavoro e torno a casa sentendomi realizzata.

Perché fai questo lavoro?.

Perché lo amo e perché è stato il grimaldello per scoprire chi sono. Ogni nuova persona che aiuto è un modo per regalare e regalarmi qualcosa… forse il senso della vita.